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TIN LE’ e la VITA:
“essere forti per essere utili”
C’era una volta, trentatre milioni di anni fa, un bambino di nome Tin Lè.
Tin Lè era un bambino come tutti i bambini del mondo. Era buono, sensibile, trasparente e vulnerabile,
ma soprattutto era carico d’amore; amore vero, puro e sincero.
Man mano che cresceva, viveva le sue giornate in maniera spensierata, serena,
senza problemi, senza incertezze, il modo di vivere dei bambini, viveva.
Un giorno, all’età di otto anni, gli fecero un regalo che lui con grande felicità aprì e,
con immenso stupore trovò la cosa più bella che mai avesse potuto desiderare,
un piccolo quadretto con incisa una grande preghiera che faceva più o meno così:
Oh Signore fa di me un istrumento della tua Pace:
Dove è odio, fa ch’io porti l’Amore; Dove è offesa, ch’io porti il Perdono
Dove è discordia, ch’io porti l’Unione; Dove è dubbio, ch’io porti la Fede
Dove è errore, ch’io porti la Verità; Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza
Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia; Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce
Oh Maestro, fa che io non cerchi tanto:
ad essere consolato, quanto a consolare
ad essere compreso, quanto a comprendere
ad essere amato quanto ad amare
poiché
Si è: Dando che si riceve, Perdonando, che si è perdonati, Morendo che si resuscita a Vita Eterna.
Un immenso senso di gioia riempì il cuore del giovane Tin Lè,
perché sentì che tutto quello che per lui era stata la Vita fino ad allora,
aveva trovato un riscontro reale, …ERA TUTTO VERO!
Andando avanti con gli anni però Tin Lè ebbe modo di vedere che una gran parte delle persone non erano come la preghiera insegnava,
esse non tenevano fede a ciò che dicevano, non tenevano fede a ciò in cui credevano,
anzi usavano i suoi insegnamenti per nuocere ad altre persone, si approfittavano della sua natura.
Si rese conto che apparentemente per queste persone era più facile e più sicuro,
far finta di essere che essere veramente, far finta di amare che amare per davvero, far finta di vivere che vivere sul serio.
Pensò quindi, che tutto questo fosse assurdo, illogico, innaturale.
Negli anni a seguire molti furono “il gatto e la volpe” che vollero persuadere il giovane Tin Lè dal suo credo,
tentando di convincerlo che la sua era solo fantasia, era come un bambino, credeva ancora alle favole.
Il piccolo quadretto ormai era pieno di polvere, tanto da non poter più scorgere cosa c’era scritto sopra.
…ERA LA CRISI!
E adesso, cosa bisognava fare, Tin Lè era svuotato, impotente, triste.
In cuor suo sentiva ancora che “era tutto vero”, ma cosa poteva fare un piccolo adolescente di fronte ad un problema così grande,
di fronte a tutte queste ostilità, di fronte a tanta diffidenza, di fronte a tanta paura.
…Cosa fare?
…Bisognava ripulire il quadretto,
bisognava ritrovare lo Spirito Originale.
Si, …ma come fare?
Fu li che uno dei tanti segni del “è tutto vero” si manifestò e furono dati al giovane Tin Lè gli Strumenti
per poter finalmente togliere quella dannata polvere che tanto lo faceva soffrire.
Ma ai mè, di giorno in giorno Tin Lè si rese conto che il lavoro non era semplice
e che avrebbe richiesto molto impegno, molto tempo e molta fatica.
Fu così che si guardò dentro e si giurò che lui non avrebbe fatto finta di niente, non avrebbe rinunciato alla sincerità,
alla fedeltà, alla lealtà, non avrebbe rinunciato a quei Principi in cui credeva, non avrebbe fatto finta di amare, non avrebbe fatto finta di vivere,
costi quel che costi non avrebbe permesso a nessuno di fargli sprecare la fiducia riposta in lui,
dal momento in cui gli era stata data la possibilità di vivere, di essere “Uomo”.
Gli anni passarono e molte furono le difficoltà da superare per rimanere fedele alla sua indole.
Molto duri furono i colpi subiti, tanto da metterlo più volte al tappeto, giù faccia a terra con gli occhi pieni di lacrime,
ma le lacrime questa volta erano di gioia, ora sapeva esattamente cosa fare:
“non contare sul mancato arrivo del momento difficile, ma fai affidamento sulla capacità di affrontarlo”,
“non sperare che le difficoltà non ti attacchino, ma procurati di essere inattaccabile”,
“non importa quante volte si va al tappeto, importa quante volte si è disposti a rialzarsi” e si rialzò.
Più utilizzava questi magici strumenti più il quadretto perdeva la sua polvere,
più il quadretto perdeva la sua polvere più la preghiera riprendeva il suo vigore,
più la preghiera riprendeva il suo vigore più il giovane Tin Lè diventava forte,
quella forza che aveva sempre avuto dentro di se
ma che nessuno prima d’allora l’aveva aiutato a tirar fuori.
…Ora doveva solo decidere cosa fare del “tempo” che gli era stato concesso.
Stava bene, era felice come i primi anni della sua vita, il quadretto era tornato al suo antico splendore.
Tin Lè si sentiva di nuovo Libero.
Tin Lè era di nuovo Libero.
Ora poteva tornare ad essere come un bambino, perché un bambino non era più.
Era diventato un Uomo: un uomo vero, leale, sincero.
Era riuscito, grazie all’aiuto del cielo, a non perdere i pezzi della sua anima.
Aveva capito che il cielo non lo aveva mai perso di vista, ma soprattutto aveva preso consapevolezza della sua forza
ed ora finalmente poteva realizzare il suo sogno d’infanzia.
Poteva aiutare tutte quelle persone, che come lui credevano “alle favole del cielo”,
a fare in modo che nessuno intaccasse la loro sensibilità, la loro bellezza,
la loro unicità di esseri umani, poteva essere utile a chi voleva essere libero,
a chi come lui credeva al “è tutto vero”, basta solo darsi, fidarsi e crederci.
Solo così si verifica ciò: la paura svanisce, non c’è preoccupazione,
diventa tutto chiaro, rimane solo la gioia per la vita.
Basta solo aprire gli occhi e guardarsi intorno per poterlo vedere.
Fu così che Tin Lè coronò il sogno della sua vita,
poter dare al prossimo il meglio di se e ad esso si dedicò.
Grazie, Vita.
"Se non scali la montagna, non potrai avere una chiara visione della pianura"